Domenica 13 Marzo: scalata Monte Manfriana - Parco del Pollino

Domenica prossima finalmente una scalata: Monte Manfriana (1.981 m) nel Parco del Pollino.

Guidano l’escursione i soci Laura Aspromonte e Marcello Nardi.

L’escursione non è semplice per la lunghezza del percorso (18 km circa) e il dislivello (quasi 900 m), non è adatta a tutti, il livello è EE, escursioni esperti e ben allenati, l’ambiente innevato inoltre aggiunge difficoltà, necessarie quindi ghette e ciaspole (chi ne è sprovvisto può noleggiarle presso l’associazione), la durata sarà di circa 8 ore, vestirsi a strati, abbigliamento invernale, colazione a sacco, munirsi di acqua non si incontrano sorgenti lungo il percorso.

Nella scheda in calce, trovate la descrizione del percorso, tratta da http://francuz.altervista.org/pagina-432131.html , la partenza è prevista alle ore 7 dallo svincolo A3 di Cosenza Sud e alle 7,15 dallo svincolo A3 di Torano, per ulteriori informazioni e prenotazioni rivolgersi a Marcello Nardi tel. 329.4120335

Buon divertimento! A presto

Maria Pia

P.S.: I non soci che intendono partecipare all’escursione, ma solo se esperti e ben allenati, devono comunicare i propri dati anagrafici (nome, cognome,data e luogo di nascita) per attivare l’assicurazione contro gli infortuni. Il costo è di 5 euro.

 

Partenza : COLLE DELLA SCALA 1290 m

Arrivo : MONTE MANFRIANA 1981 m

Lungh. : 5 km (+ 5 km per il ritorno)

Dislivello : 836 m

Tempo : 2,5 h solo andata (+ 2,5 h per il ritorno)

 

Percorrendo la A3 Salerno - Reggio Calabria si esce allo svincolo di Frascineto – Castrovillari, si prosegue per Frascineto e quindi per Civita, prendendo la strada che sale al paese.

Per chi proviene dalla SS. 106 Ionica, uscire allo svincolo di Villapiana Scalo e proseguire verso Francavilla Marittima e continuare verso Frascineto, svoltando a destra non appena si trovano le indicazioni per Civita.

Si prende la strada asfaltata che sale sulla sinistra a poco meno di un km dal centro di Civita (si costeggia il cimitero); si sale fino al Colle San Martino (1145 m) e qui si parcheggia l’auto sullo spiazzo di fronte ad una vasca. Da qui si prende la strada sterrata che sale sulla sinistra. Dopo circa un km e mezzo si incontrano delle costruzioni; più su inizia la faggeta. Prendere la stradella a sinistra che in meno di un chilometro inizialmente costeggiando la faggeta, porta al Colle della Scala. Per rifornirsi d’acqua c’è una fonte, lungo la strada asfaltata, circa cinquecento metri prima del Colle San Martino, sul lato a monte.

 

Colle della Scala è la località servita da una pista sterrata (la Strada Forestale della Fagosa) che attraversa completamente la bellissima zona della “Fagosa”, la più estesa foresta di faggi del Pollino.

Il Colle della Scala delimita la piccola ma panoramica vetta del Monte Moschereto (1318 m), sulla parte orientale della lunghissima cresta che da Civita raggiunge Piano Ruggio toccando quasi tutte le vette più alte del massiccio.

Lungo questa cresta si snoda pure la spettacolare TRAVERSATA DELL’INFINITO, un itinerario veramente grandioso.

Scavalcato il Colle della Scala, la strada sterrata conduce alle Serre di Frascineto, assolati e fascinosi pianori che scendono fino alle articolate pareti rocciose traforate di grotte, che sovrastano Frascineto ed Eianina. Il percorso è privo di qualsiasi difficoltà d’orientamento; si tratta di una lunga e bella camminata sempre sul crinale della dorsale che dal Colle della Scala raggiunge l’appuntita vetta della Manfriana Orientale (1981 m).

Dalla sommità del colle (punto più alto della strada) si sale senza percorso obbligato tra le rocce dell'inizio del crinale portandosi subito sulla destra, quasi al limite della faggeta (percorso meno accidentato).

Continuando a salire, il crinale si fa sempre più stretto ed evidente fino a culminare dopo circa un km e mezzo dall’inizio nella piatta vetta della Timpa del Principe (1741 m). Il paesaggio è superbo: a sinistra, data l'esposizione a sud, si hanno condizioni più calde ed asciutte meno adatte allo sviluppo del bosco e lo sguardo può spaziare su orizzonti sconfinati dai Monti d’Orsomarso alla Sila lontana, fino al Golfo di Sibari; a destra, invece, il verde manto della Fagosa risale fino alle creste più alte, favorito dal microclima più umido e fresco del versante settentrionale. Da qui si scorgono le cime più alte del massiccio e le timpe rocciose con le loro impressionanti pareti.

Si continua lungo la cresta scendendo al Passo del Principe (1685 m) e si percorre la lunga cresta affilata formata dal susseguirsi delle piccole vette della Costa La Verna (1782 m); grossi cavi d'acciaio arrugginiti e resti di palificazioni ci indicano i punti di passaggio di due teleferiche utilizzate nel passato per massicci disboscamenti nel cuore del massiccio.

Un tratto quasi orizzontale termina al Passo dello Sparviero o Passo Marcellino Serra (1787 m), da dove inizia a salire la rocciosa e affilata cresta che porta alla vetta della Manfriana Orientale (1981 m). La Manfriana prende il nome, secondo alcuni storici locali, da Manfredi, il figlio di Federico II.

Al di là della vetta sono sparsi più di venti blocchi di pietra scolpiti nel passato dalla mano dell’uomo. Con sicurezza non si sa perché è stato fatto questo lavoro; alcuni pensano che su questa montagna si volesse costruire un tempio, altri invece teorizzano che la costruzione, mai finita, servisse come punto di avvistamento e controllo delle antiche strade di comunicazione, che collegavano il territorio calabro a quello lucano.

Queste grosse pietre da taglio, regolarmente squadrate, conservano in parte le modalità eseguite dai greci nel tagliare il giunto verticale dei blocchi, col solo bordo levigato, lasciando il centro spossato. Uno di essi ha sicuramente funzione di architrave; l'impiego di blocchi simili è documentato sul Pollino, a quote minori del Monte Manfriana, nelle fortificazioni realizzate durante l'età ellenistica intorno al IV secolo a.C. Varie sono le ipotesi sul suo uso; esse vanno dal tempietto greco alla torre di avvistamento, vista la posizione di vetta del luogo che porta a pensare ad una funzione di controllo a lunga distanza, specie in direzione delle valli e del litorale ionico.

Accanto a questi blocchi litici squadrati è stata rinvenuta una moneta magnogreca. Il suo conio mostra, sul diritto, il toro con testa umana barbuta. Sull’altro verso è raffigurata la dea Athena dai capelli intrecciati con nastro e ornati da un grappolo d’uva pendenti sul collo, per simboleggiare il prodotto più importante della città-territorio a lei consacrata. Secondo la cultura del tempo, l’effigie della dea decorata con la figura di un prodotto serviva ad assicurare la continuità del suo raccolto e quella delle offerte a lei dovute. Nel nostro caso, il toro simboleggiava l’Italia della Magna Grecia Jonica e Athena con l’uva quella dell’Enotria Tirrenica.

Per il ritorno ci sono due percorsi alternativi: il primo prevede di ripercorrere la stessa strada dell’andata. Il secondo ci obbliga a tornare indietro fino al passo Marcellino Serra da dove parte il sentiero che porta alla Fagosa. Dopo una breve discesa, si prosegue in diagonale, verso il Piano di Badia (1434 m), quindi piegare a destra e seguire la mulattiera fino ad arrivare sulla pista della Fagosa. Da qui proseguire dritto (se lo si desidera, nella direzione opposta, a cinque minuti di marcia c'è la Fontana del Principe) verso il Piano di Ratto (1429 m) e quindi di nuovo verso Colle della Scala e Colle San Martino.

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